Ho tentato d'investire i miei soggetti di umanità, nella maniera della pittura tradizionale, quindi la più leggibile; lo stesso ho fatto con la parola scritta... Scrivere è liberatorio. Cerco, osservo i miei modelli nella realtà del quotidiano. E' stato scritto, giustamente, che la mia tecnica ricorda quella dell'Archeologo che ricompone frammenti di un lontano (ma non tanto) passato, di una Civiltà Contadina e non solo di quella; colti nell'immediatezza della loro situazione umana.
Strumento e mezzo, oltre l'espressione multi articolata dei "miei" soggetti, sono soprattutto le mie "Sedie aggrovigliate" che, secondo la mia intenzione, dovrebbero conferire viva forza all'amara denuncia e provocazione che vorrei trasmettere. Cerco nel silenzio delle cose dimenticate la voce dei ricordi perduti e della grande tradizione. La mia pittura, come la mia Poesia è anche esercizio della memoria e, non solo, spero! Troverete nei miei ultimi lavori, anche, "un germogliare di decorazioni floreali" che escono dal muro... Come misteriose infiltrazioni della mente.
"I muri germogliano"? Sono la materializzazione, invece, dei miei pensieri.
E, sul muro screpolato, corroso di una vecchia casa, vedo presenze che il tempo ha segnato.
Dipingere, come scrivere, "è tirar fuori dall'ombra un'anima alle cose".
Mi piace giocare con la dimensione della memoria, per poter portare così il fruitore all'attualità contemporanea, nel rispetto di un passato che ci appartiene.
Dipingere "Le sedie Aggrovigliate", o scrivere di un tempo che era contemporaneo a quelle "Sedie" è come (secondo me) affermare che "Dalla Memoria Nasce il Futuro".
Mi sento un creatore, viaggiatore del tempo, che cerca nel passato i segni che riflettono il presente. "Ogni riga che riusciamo a pubblicare- diceva Walter Benjamin- non importa quanto incerto sia il futuro cui l'affidiamo, è comunque una vittoria sui poteri dell'oscurità".
Chiudendo gli occhi si possono compiere viaggi incredibili, ma anche tenendoli bene aperti si possono immaginare tante cose. Piuttosto c'è da eludere il pericolo della malinconia del tempo, la consapevolezza della "Presenza di un'Assenza", quel senso di mutilazione che lascia in noi lo scorrere dei giorni, quel sentirsi privati di qualcosa che accorcia la distanza che manca alla fine.
Forse è per questo che, quando io ci riesco, mi sento felice in "un adesso" che attraverso la sublimazione del segno e della parola scritta, riduce a elemento che trascende il significato del tempo.
E' quando il gesto poetico conferisce nuova dignità alle cose e ai sentimenti, che l'adesso diventa sempre.
Alfredo Zanellato.
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