Una natura ricca, piena di umori e ben radicata nel senso reale delle cose.
Nessuno di quei malinconici tentativi, oggi purtroppo tanto in voga presso i giovanissimi, di darla a bere, mischiando le carte e cercando di apparire quel che non si è, esperimenti sterili e vuoti d'ogni interesse: elucubrazioni a freddo che tentano di contrabbandare un'idea geniale inesistente.
Tutto all'opposto c'è in questo pittore genuina passione per il mondo reale che l'attornia: uno scoperto amore per la sua terra che lo stimola di continuo a penetrare al di là delle apparenze nel mondo più segreto delle cose stesse. Moralità, dunque, esercitata da un artista che avendo già mostrato di possedere mestiere, sensibilità, gusto del colore è certamente una valida ragione per concedergli quella stima e quella fiducia di cui necessita questo suo lavoro.
Gastone Breddo
Firenze 1963
"Il quadro nel quadro" olio su tavola 1970
olio - 22 x 27 - 1976
olio su tavola - 1980
olio su tavola - 1972
olio su tavola - 22x27
olio su tavola - 22x27
Qualsiasi oggetto può divenire soggetto di pittura.
Non esistono cioè temi nobili e temi "vili" ma vige soltanto, in quest'arte, il risultato al quale il pittore perviene alla fine della sua fatica. La scelta, tuttavia, risponde a un indice della personalità, al suo animo: se fiero o umile, sensibile o no, debole o forte.
Per Alfredo Zanellato di Ariano in terra ferrarese (terra di gloriosa tradizione civile artistica) sceglierei, ne fossi invitato, gli aggettivi sensibile e forte. Il primo, perché egli dipinge i fiori, le figure umane (magari di rimbalzo,riproducendo lo studio con le tele figurativamente avviate) dipinge esseri-simboli, non "nel paesaggio" ma radicati in esso, parti essenziali di esso rinnovando così - parrebbe -il mito di Dafne. Forte, ovvero sicuro di sè, per il motivo ch'egli interpreta le cose povere, semplici, meno pittoriche.
Questa è la pittura di Zanellato: decisa, vibrante, con spessori di colore saporeschi, i toni del resto armonici, il disegno sciolto accompagnante un'insieme strumentale di buon rendimento. I dipinti sono eseguiti con intento poetico, scopo che l'artista raggiunge senza difficoltà, in virtù d'una sintesi sottile e d'una inclinazione al ritmo espressivo assai efficace.
Mario Portalupi
Milano 1969
"Facciata gialla" olio su tavola 22x27
olio su tavola- 22x27 - 2003
olio su tavola - 22x27
olio su tavola - 22x27 - 2003
olio su tavola - 24x31 - 1980
olio su tavola - 24x31 - 1980
Ci sono dei fortunati (ormai pochi) che riescono a vivere facendo corpo unico con l'ambiente che li ha espressi e nel quale sono cresciuti per volontà loro, più che per un dono della sorte o degli eventi che hanno condizionato i loro atti. Il pittore Alfredo Zanellato, è uno di questi fortunati.
Nato e cresciuto nell'ambiente del Delta, nell'opera sua egli ci parla quasi sempre di quella terra dove, sotto molti aspetti, sembra che il tempo si sia fermato e la gente sia rimasta sempre quella che cominciò, nei secoli lontani, a lottare ogni giorno, ogni ora, per vivere un luogo dove la natura costituiva una costante minaccia, ma era anche una potente arma di difesa.
Nell'opera pittorica di Zanellato, si sente tutto questo, anzi, sembra che i personaggi non vivano quello che avviene oggi vicino e lontano, ma seguendo quel che è suggerito dai muri delle loro case, i quali hanno raccolto e trattenuto le voci della gente che le ha abitate, per poi trasmettere la saggezza delle loro esperienze a chi sappia ascoltare i sussurri che alitano tra le pareti. L'artista riesce quindi a fondere lo spirito dell'ambiente con quello della gente che opera da secoli nel suo ambito , senza fratture, senza cedimenti, sicura di agire secondo una legge di coerenza dai caratteri ben precisi e dalla quale potrebbe sottrarsi soltanto usandosi violenza.
Dipinge con un linguaggio pittorico aderente ed allusivo, facendo sentire il sapore della pittura parietale del passato, che i secoli hanno smorzato nei toni, ma che ci appare sempre più esaltata nello spirito.
Dino Villani
Milano 1971
"Tetti al sole" olio su tavola 1963
olio su tavola 70x100 - 1980
olio su tavola 70x100 - 1966
olio su tavola 70x100 - 1980
olio su tavola 70x100 - 1980
olio su tavola 70x100 - 1983
Emiliano (abita ad Adriano Ferrarese), Zanellato ha incominciato a dipingere giovanissimo ottenendo subito lusinghieri successi. E come agli inizi anche adesso l'artista non sa staccarsi dall'ambiente in cui vive che è a cavallo del Po, poco lontano, ad un tiro di fucile, dalla tormentata terra polesana, della quale egli ha seguito tutti i travagli, i riscatti, le crisi, le tribolazioni. Dall'Emilia guarda al di qua del Po sulla riva sinistra, per tradurre sulla tela le immagini che più lo colpiscono: i contadini sfatti dalla fatica, case sbilenche, interni con tavole sgangherate, con poche cose, sedie che stanno ancora in piedi più per volontà di Dio che per comodità degli uomini.
E poi i paesaggi sempre di questa terra interminabile, infinita, stupenda.
Tutte queste immagini sono date con un uso sapiente dei colori, che sono gli stessi che si trovano nella natura polesana. Al di fuori di questa terra forse non esisterebbe nemmeno Zanellato pittore, e non per mancanza di capacità, ma perché, come fa notare il critico Dino Villani, è "uno dei fortunati, ormai pochi che riescono a vivere facendo corpo unico con l'ambiente che li ha espressi e nel quale sono cresciuti per volontà loro.
Paolo Rizzi
Venezia 1973
"Momento di riflessione" olio su tavola 60x120 - 1982
olio su tavola 40x80 - 1984
olio su tavola 60x80 - 1985
olio su tavola 50x70 - 1977
olio su tavola 60x80 - 1985
olio su tavola 58x81 - 1981 84
olio su tavola 60x70 - 1976
..Da qui ho capito la tua pittura, quel che ho visto della pittura, è solo percettibile nel luogo in cui è nata, in mezzo ai valori etnici e morali dell'Emilia confinante con il Veneto.
Questo fatto non è da prendersi come avvenimento fenomenico, distaccato dai valori dell'arte o da equivocare come avviene spesso, che l'arte non può essere soltanto un dato culturale da rendere alla società, semmai l'opposto: ove più nell'arte si avvedono, come preminenti alla cultura, i valori antropologici ed etnici, tanto più se ne avvantaggia il linguaggio da rendere.
De Pisis a Venezia, Sironi a Milano, Picasso-Spagna, Matisse-Mediterraneo e così via; non una pittura a cui non si può dare la paternità e il luogo di provenienza.
Remo Brindisi
Milano 1977
"Verità e menzogna" olio su tavola 66x86 - 1980
olio su tela 60x70 - 1974
olio su tela - 70x80
olio su tela 60x70 - 1992
"Le sedie" - disegno a china 75x100,5 - 1981
"Le sedie" - disegno a china 75x100,5 - 1981
La sedia, quella impagliata, è per Zanellato il simbolo dell'ospitalità. Quando l'ospite entra in casa gli si porge una sedia; egli deve dimenticare la provvisorietà della visita, riposarsi se è stanco.
In Zanellato la sedia, dall'umiltà del suo ruolo, si innalza a strumento di amicizia.
Dopo la stretta di mano e il saluto orale essa assume una parte importante nei rapporti umani, oseremmo dire pari al significato evangelico dell'acqua per gli assetati e del cibo per gli affamati.
Questa è l'idea originaria che portò Zanellato a dipingere le sue "sedie" come "persone"; alla base il desiderio di rendere giustizia ad un oggetto di uso quotidiano, indispensabile, che si consuma nel suo continuo, ingnorato rapporto con l'uomo. Ecco perché la paglia è, nelle prime opere, sfilacciata; qualche piolo è spezzato; le spalliere sono frantumate.
Zanellato osserva l'uomo, nota che non solo non rispetta gli oggetti, nemmeno i suoi simili, il mondo intero; le sedie si deteriorano ulteriormente. Nelle ultime opere le sedie appaiono sempre più frantumate, irriconoscibili, immagini dell'uomo e della sua violenza.
Il significato primo della sedia si dilata semanticamente in quello di sedia-uomo. Nell'ultima produzione, la sedia non è più rappresentata isolata nella sua oggettività, le sedie si moltiplicano in uno stesso spazio, spesso racchiuso in cerchi incompleti, "insiemi" comunicanti. I frammenti della loro umanità sono intrecciati, aggrovigliati.
E ce n'è sempre una che, pur nella sua precarietà della struttura, sostiene le altre. E' questa, forse, l'unica luce di speranza che anima il drammatico messaggio che si leva dalla poesia per immagini di Alfredo Zanellato.
Galeazzo Giuliani
Ferrara 1982
Le sedie - "Ultimi valori" disegno a china 75x100,5 - 1981
"Le sedie" - disegno a china 75x100,5 - 1981
"Le sedie" - disegno a china 75x100,5 - 1981
"Le sedie" - disegno a china 75x100,5 - 1981
"Le sedie" - disegno a china 75x100,5 - 1981
"Le sedie" - disegno a china 75x100,5 - 1981
Nella stretta attuale tra un'arte di mercato ed esperienze di media tecnologici che compromettono il quadro e la scultura come oggetto fruibile, queste opere di Zanellato che non sono pura pittura ma che richiedono un supporto letterario (la condizione esistenziale della gente e il poetico deperimento del villaggio) mentre l'artista si crea per esprimerlo una sintesi sempre più evoluta, vanno godute con una semplificazione del discorso critico.
Se i pittori del 900 e del postnovecento godono ormai di successo così forte, anche dal punto di vista mercantile, si guardino queste opere come piccole arche di Noè emerse dalla catastrofe dei linguaggi dell'ultimo ventennio.
Si dovrà dire: al tempo dei Beatles, dei rumoristi, dei concettuali, delle performances, sono esistiti dei pittori che con grande sincerità e onestà hanno dipinto il volto del proprio paese e della propria gente e l'hanno fatto con la stessa serietà con cui i padri dell' "avanguardia", un tempo, affrontarono tutte quelle esperienze che oggi sono decadute nel puro gioco, spesso non più divertente perché rivela la corda di una banalità che pittori come Zanellato evitano, credendo ancora e dimostrandolo con i loro quadri, che l'arte è cosa che nasce dalla storia e prosegue la storia.
Raffaele De Grada
Milano 1981
"Verità e menzogna" B- olio su tavola 66x86 - 1980
E' determinante in Zanellato la voglia, la volontà e il coraggio di un linguaggio rinnovato e rinnovante, portando così le sue cromie su toni più "bassi" meno urlati, dosando i rossi, in un crescendo di grigi-caldi.
Negli ultimi dipinti risultano, nelle immagini già piene di phatos, raffinate tonalità fatte di imbrunite velature e striate luminose, dilatate, penetranti e sfuggenti insieme, senza per questo realizzare una visione lacerante.
Pur restando un "Figurativo", abbandona in alcune scansioni il simbolo figurale e il prevedibile viene traslato.
In tempi di riscoperta della pittura, lascia libero sfogo al dinamismo della sua "seconda" stagione figurativa.
Soluzione, questa, che l'artista sa trasmetterci in opere in dinamica assonanza, come "Assemblage"-"Allegoria"-"Moltiplicazione scenica" ecc.., dove la figura umana è annullata o quasi, pur avvertendone la presenza.
Emblematica è l'opera olio su tela del 1985 titolata "dal 1945" (polvere del tempo), dove Zanellato sintetizza per iscritto l'immediato dopoguerra, tempo di ricostruzioni, ma anche di valori apparentemente scaduti.
In quest'opera è palese la chiave di lettura in assoluto, che l'artista consegna alle sue "sedie"; contaminazione fra linguaggio e messaggio. Scene d'interno che riconducono ai primi suoi lavori (anni 60), con adesso la presenza delle sedie, in composizioni anche floreali ben ritmate, prive di leziosità, anzi disinvolte e immediate.
La continua ricerca onesta, silenziosa, fa già di Zanellato uno dei custodi del nostro quotidiano.
Le sue opere sono ricche e dense di questa qualità pittorica, ma soprattutto volte a quei valori universali che l'artista dovrà vagliare lui, e solo lui, prima di farcene dono, come ultimi baluardi di una civiltà e di una solidarietà che oggi, purtroppo, paiono definitivamente perdute.
Franco Solmi
Bologna 1987
olio su cartoncino -1988
olio su cartoncino - 1988
olio su cartoncino - 1988
olio su cartoncino - 1988
olio su cartoncino - 1988
Vecchie sedie di casolari polesani, sedie spagliate e sedie infrante, sventrate, buttate a marcire in un angolo d'orto o di soffitta nella realtà e, in pittura, sospese in uno spazio indeterminato e fluido, anche racchiuse in cerchi come teche.
In allarmante sequenza questi emblemi dell'antica civiltà contadina adombrano per via metaforica altrettanti momenti di umanità; l'amarezza per un abbandono, il disagio per una sconfitta, l'ineluttabilità di un declino, forse il presentimento di uno sfacelo che potrebbe coinvolgere l'assetto stesso di quel microcosmo.
Risentita è l'intonazione che Alfredo Zanellato conferisce a questi dipinti intrisa certo di uno sgomento struggente o di un rimpianto che sconfina talora nella rabbia, e tuttavia mai pessimistica tanto che, accostate a questo ciclo, altre opere inneggiano al senso di perennità che promana da quel microcosmo il cui esistere si cadenza nel ritmo delle ore, dei giorni, e delle stagioni come accadeva fin nei tempi remoti, della civiltà contadina custodendo intatte le pregnanze: interni di case, tetti e balconi, siepi e steccati, alberi e nidi, e figure, quasi sempre di giovanette acquietate in una sorta di malinconica stupefazione.
Carlo Munari
Padova 1991
olio su carta - 50x70 - 1988
olio su carta - 50x70 - 1988
olio su carta - 50x70 - 1988
china e olio su carta - 50x70 - 1988
mista su carta - 50x70 - 1988
mista su carta - 52x70 - 1988
Nel Tuo singolare cammino di fabbricatore di sedie, sedie come prototipi di una unità e di una funzione di una massa e di una deperibilità, sedia come fabbrica di una specie la cui dinamica è l'estinzione, il cui paradiso è la discarica, trascini con te volutamente naturalismi floreali di stagioni, surrealismi di spazi agitati da temperie.
Il tuo modo di raccontare è quello dell'apologeta di squallori, le tue composizioni sono proteste e incanti, inventari, itinerari di parole e favole che una lanterna magica rispecchia senza logica, in un perenne terremoto.
O prendere o lasciare. E si prende!
Il pittore Zanellato è così.
E' un avanguardista che si avvale di nodi di immagini, di allusioni interrotte e di reiterazioni.
I tuoi fantasmi sediati, nei tuoi nidi e girotondi, in tutte quelle immagini indicibili che parlano da sole il linguaggio muto della pittura.
Si può dunque immaginare come la pittura canti a piena voce sul filo di una alta sinfonia musicale: quel messaggio che è già completo,di poesia e lo è per la sua reticenza, per la sua ira dolce, la sua oscura quanto ricca affabulazione.
Marcello Venturoli
Roma 1999
L'assente - olio su cartoncino- 64x85 - 1988
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